Io, UberPop per un giorno, in 10 ore di corse continue ho guadagnato solo 25 euro pagati con un bonifico dall’estero

Da IlGiorno del 19/09/2014, di Nicola Palma nicola.palma@ilgiorno.net

il_giorno_articolo_uberpopUN PO’ PER CURIOSITÀ: «Sai, un servizio nuovo…». Un po’ per necessità: «Non percepivo l’indennità di disoccupazione». Così Carlo (nome di fantasia) ha deciso di provare: «Massì, mi sono detto: “Andiamo a vedere come funziona UberPop”». Cioè la versione della contestata app che consente a chiunque abbia un regolare documento di guida, un’auto immatricolata da meno di 7 anni e la fedina penale pulita di caricare clienti via cellulare. A prezzi dimezzati rispetto al servizio Black, che fornisce invece una lussuosa berlina con conducente. Andiamo per gradi. 

Il primo: l’approccio. «Fatto un colloquio di gruppo, la mia auto ed io abbiamo passato la selezione: ho ricevuto un i-Phone modificato che svolge la funzione di navigatore/localizzatore, oltre che di tassametro, addebitando sulla carta di credito del cliente l’importo a fine corsa senza l’utilizzo di contante». 

il_giorno_articolo_uberpop_2Secondo step: la prova. «Speranzoso, per fare esperienza, faccio i primi tentativi in momenti di traffico più tranquillo durante un paio di sabati mattina e, seguendo i consigli ricevuti, inizio a girare lungo la Cerchia dei Navigli». Risultato: «Una sola corsa, per giunta molto breve: 10 minuti per 6 euro, addebitati al cliente, di cui mi sono spettati l’80%».

Terzo passo: l’occasione. «Finalmente il 10 giugno ho ricevuto una mail da Uber in cui mi si avvisava che, dato lo sciopero dei tassisti (l’agitazione anti-abusivi dell’11 giugno scorso, ndr), il giorno seguente si prevedeva un grande numero di chiamate e di tenersi pronti».

Quarto: in pista. «Verso le 9 di mattina sono uscito con la macchina con l’i-Phone in dotazione da Uber che rilevava la mia posizione: appena entrato in città, ho ricevuto una chiamata da un albergo in zona piazza Repubblica». Chi era? «Una famiglia appena trasferitasi da Londra: padre italiano, madre indiana e due bambini di cui la più grande, 5 anni, doveva iscriversi a una scuola inglese nella zona nord est di Milano».

ALTRI CLIENTI in rapida successione: «Una modella brasiliana con due bagagli da 50 chili l’uno, tre ragazzi americani, un manager napoletano, un laureando in marketing alla Bocconi, uno studente canadese in partenza per Shanghai e un simpatico signore un po’ sovrappeso che mi ha chiesto di accompagnarlo in un hotel della Stazione Centrale».Nell’ultimo caso, come da raccomandazioni, «ho fatto accomodare il passeggero sul sedile anteriore per evitare di essere riconosciuto dai tassisti in rivolta».

Quinto: il portafogli. «Per gli amanti dei numeri, dopo 10 ore di servizio ho contato dieci corse registrate nel sito di Uber con relativa google map di una media di 25 minuti ciascuna. E per me un incasso medio di 10 euro a corsa per un totale di 100 euro pagati con un bonifico senza alcuna trattenuta (quindi niente tasse) ». Tuttavia, «considerando un terzo di serbatoio consumato (30 euro di benzina), l’usurante pavè e il rischio di incappare in qualche telecamera», la somma si riduce a «circa 25 euro». Quindi, «la convenienza di prezzo di Uber Pop per il cliente non deriva da una particolare innovazione tecnologica, ma solo dal fatto che viene riconosciuto un rimborso a tempo inadeguato rispetto alle spese». Conclusione: «Il gioco non vale la candela».

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